Oggi tocca a me vestire i panni da inviato speciale; speciale, perché diverso, esattamente come tutti gli altri.
Un inviato analfabeta, che vuol dire l’umiltà, non dare mai nulla per scontato, le nostre esperienze importanti di cui dobbiamo provare della soddisfazione e della gioia, e quindi la gioia per le cose che si fanno, per le cose che si realizzano, per la ricchezza di quei contributi e quelle attività che ciascuno di noi porta avanti. Ma questo non diventi la trappola per dire ho capito, lo so, sono a posto, e quando dico essere analfabeti vuol dire la modestia dell’impegno, della ricerca, dell’ascolto, del confronto, dei cambiamenti e delle trasformazioni; quella voglia di approfondire le cose, di riuscire a leggere quei nuovi segnali per dare delle nuove risposte, per non essere chiusi dentro i nostri recinti e non avere uno sguardo, ma raccogliere i segni di fiducia che ogni giorno si affacciano al nostro orizzonte, le contraddizioni, i problemi, le speranze e al disopra di tutto, le positività.
Così, con questi principi, desidero raccontare un sogno che non ho voluto tenere nel cassetto, una visione incentrata sul modo, sull’idea/obiettivo di far crescere un sistema che parte dal futuro, per attraversare il passato ma vive nel presente: il piano di lavoro – döit – dove abita la parola “inclusione” cioè “prendere parte ed essere parte”. Le persone e la piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di diversità e uguaglianza. Un’inclusione capace di far evolvere i legami e le conoscenze tra le persone, le famiglie, i gruppi e le organizzazioni, incrementando la co-abitazione e l’accessibilità tra soggettività diverse all’interno di uno stesso contesto territoriale, incoraggiando così la possibilità di crescita del benessere e il valore della lentezza. Con il progetto – döit – per seguire una filosofia, coltivare idee, raccogliere sfide, nutrire nuove concezioni dove poter condividere, incrementare e promuovere le qualità di un territorio e di chi dedica la propria vita a questa passione. Con il giusto equilibrio tra immaginazione e pragmatismo, – döit – vuole diventare un piano di lavoro ampio ma non complesso, indicando un modo di vivere antropico, dove poter promuove la cultura, le arti varie ed eventuali; uno spazio per pensare, conoscere, ascoltare, condividere e degustare. Un modo di essere, scambiarsi il silenzio, gli spostamenti, il radicamento, gli adattamenti e per praticare queste terre del Piemonte, a piedi, in bicicletta, con un giro escursionistico organizzato o più semplicemente con la tranquillità di riprendersi del buon tempo. Döit è un “Bed and Breakfast”, una piccola struttura ricettiva nel comune di Coniolo (AL), sulla prima collina alle porte di Casale Monferrato. Una casa di fine 1800 completamente ristrutturata e riadattata per garantire agli ospiti accessibilità e confort. Un “Bed and Breakfast” di quattro stanze con bagno privato; tre delle quali pensate e attrezzate per garantire a persone con disabilità la fruizione e un piacevole soggiorno.
Ma cosa significa döit? È una parola dialettale piemontese che significa garbo, cura – avej döit – essere accoglienti, un gioco di parole che si combina con il termine anglosassone – do it – fallo, facciamolo – just do it. Siccome le diversità e le piacevoli diatribe sulle parole e sulla lingua piemontese sono sempre piuttosto vivaci, divertenti e accattivanti, lasciamo ad ognuno un margine di “reazione”, purché non si perda questo patrimonio culturale e linguistico.
Ed io oggi, mi sento esattamente così: speciale, perché diverso, esattamente come tutti gli altri, con questa ambizione per le persone che custodiscono un’arte, che hanno voglia di fermarsi a raccontare una storia e dove, le abilità si incontrano nelle diversità.
Max Biglia